5 Storie*

*immaginarie di persone vere

Storia #1 – La leonessa domata

Fulvio e Fulvia si sono conosciuti all’università, dove frequentavano la stessa facoltà. Ritrovatisi anni dopo, hanno cominciato a uscire insieme. Fulvio e Fulvia convolano a nozze. Il lavoro di Fulvio lo porta sempre più spesso all’estero, a volte anche per un mese, mentre Fulvia continua orgogliosa il suo lavoro in provincia. Finché Fulvia resta incinta, e a quel punto l’azienda di Fulvio decide di trasferire Fulvio direttamente in un altro continente.

Fulvio non è contento di perdersi questi primi anni del loro primo figlio, e anche Fulvia è stanca di avere il marito lontano. Così Fulvia decide di seguire il marito, ma per farlo è costretta a licenziarsi. Finirà in un paese diverso, dove dovrà comunicare in una lingua che lei non parla.

Tornerà mai a lavorare, Fulvia? Come saranno le sue giornate? A quanto sta rinunciando Fulvia? Cosa ne sarà dei suoi 5 sudati anni di università? E degli altri 7 di strenuo lavoro? Perché è stata Fulvia a dover abbandonare la carriera?

Io Fulvia la conosco, ed era un vera leonessa! Buon viaggio, Fulvia!

Storia #2 – Happiness is where love is

Carla è una professionista di quelle con gli ideali, e ha deciso di dedicarsi alla causa del prossimo (letteralmente: Carla è un avvocato). In un’Italia dove la vorticosa spirale tra precariato e crisi si fa sempre più stretta, Carla ha l’opportunità di trasferirsi negli Stati Uniti grazie all’appoggio di amici che vivono nella città del Golden Gate.

Quindi Carla prende l’aereo e si dà 3 mesi di tempo oltreoceano per vedere se è davvero la terra promessa. Carla finisce a vendere popcorn, la sua “cotta” per gli USA passa in fretta; torna in Italia dove aveva aveva conosciuto Carlo prima di partire. Decide che è meglio la qualità della sua vita che i soldi, e poi la felicità è dove c’è l’amore.

Carlo e Carla si sono sposati a luglio e hanno adottato una cagnolina. Auguri, ragazzi!

Storia #3 – La virata

Nina e Nino sono due tipi che sulla carta, dovrebbero far parte di quelli con più chances. C’è stato solo un intoppo nell’idillio di Nina e Nino: sono nati troppo tardi. Nina ha fatto la precaria per anni, Nino ha cominciato a dire “no” a un lavoro che lo portava troppo spesso fuori casa, togliendogli qualsiasi vita privata.

Nino ha cominciato a trovare lavori precari e di quelli che una volta avrebbe fatto anche un diplomato non troppo sveglio. Finché la ruota gira e s’inceppa di nuovo, e l’azienda di Nino gli dice che deve andare a lavorare a Milano in un call center, sempre per lo stesso stipendio (e ringraziare!) e stesso contratto precario da mille euro al mese.

Nino del suo ex-lavoro dice: “Nel mio vecchio ufficio eravamo in 4 e io ero l’unico precario. A Natale l’azienda regalava un cesto regalo con un panettone e spumante a tutti i dipendenti. Tranne ai precari. Ricordo la vergogna del mio capo nel dirmelo.”

Nina era una che il lavoro (e la facoltà) se l’era scelta per i soldi, non di certo per la gloria. Stranamente, aveva pure trovato un lavoro che le piacesse e vicino a casa. Ma essendo entrata in quell’azienda da stagista, in qualche modo non riusciva a lavarsi di dosso lo stigma dell’essere solo “di passaggio”. Sicuramente sono passati gli anni, ma non Nina, che dopo sei anni era stanca dei fine contratto da cardiopalma e dei pianti disperati (di nascosto) e del “cosafaròlunedì“.

Nina del suo ex-lavoro dice: “Ricevevo molti complimenti per come lavoravo, ma nessuno di questi era sufficiente per togliermi dalla spirale del precariato. Quando ho cominciato a chiedere che il mio impegno continuo fosse riconosciuto, mi hanno detto che nessuno metteva in dubbio il mio operato, ma che mi ero fatta strane idee”.

Nino e Nina stanno cercando lavoro all’estero, ma hanno deciso di non sacrificare più la loro vita personale per il lavoro. Suerte!

Storia #4 – Il boomerang

Marcello e Marcella sono due italiani che si sono conosciuti a 6.000 km da casa, dove entrambi si trovavano per lavoro.

Marcella è sempre stata una tipa con le palle, e aveva ben in mente l’idea di fare carriera da grande. Per riuscirci, ha preparato la strada come meglio poteva: ha studiato le lingue, ha studiato all’estero, è andata a fare volontariato nelle favelas, finché è approdata a lavorare da sola in una terra affacciata sul Golfo. Dopo anni di party e di shopping sfrenato nei mall, Marcella conosce Marcello.

Marcello è 10 anni più grande di Marcella ed è uno che per lavoro ha viaggiato un po’ in tutto il mondo. Ha la fortuna di essere uomo e più grande, per cui è rientrato ancora nel giro lavorativo in cui la laurea contava qualcosa. Marcello viene riassegnato in Italia e Marcella decide di seguirlo. Si licenzia e volano insieme a Milano.

Marcella passa un anno a cercare un lavoro vero, schivando vari stage che alla soglia dei 30 anni non avevano più senso. Finalmente trova un lavoro in un settore che le piace, con un contratto a tempo indeterminato anche se con lo stipendio di una stagista e con gli orari di un CEO. Marcello e Marcella si sposano, Marcella resta incinta.

Nel frattempo Marcello viene contattato da un’azienda estera e decide di accettare il nuovo lavoro, lasciando Marcella e il loro figlio a Milano. Marcella si rifiuta di abbandonare il suo lavoro e di trasferirsi per fare la casalinga, per cui si fa un mazzo tanto per crescere baby Marcellino senza dover abbandonare il suo posto a Milano, mentre Marcello torna a casa tutti i fine settimana. Marcello si dice felice. Marcella un po’ meno: lei aspetta il suo momento per fare carriera. Mettiti comoda, Marcella!

Storia #5 – Volare basso

Antonio e Antonia hanno avuto un fidanzamento lunghissimo, nonostante la notevole distanza che li separasse. Alla fine è stato Antonio a trasferirsi da Antonia. Dopo pochi mesi Antonio e Antonia si sposano, e Antonia, nonostante la laurea, accetta il primo lavoro che le capita a tiro e che non sia in un call center (dove ha lavorato durante gli anni dell’università per pagarsi le trasferte da Antonio). L’ennesimo lavoro dove in realtà la laurea non serve, e dove indossa 5 cappelli per lo stipendio di uno.

Antonia è sempre stata una ragazza allegra, una vera burlona, nonostante una storia familiare non proprio rosea alle spalle. Per dirci, era sempre stata quella estroversa, simpatica e anche un po’ pazza. Nel suo nuovo lavoro Antonia è costretta al contatto con il pubblico tutti i giorni, tutto il giorno. Ora Antonia non è più divertente e spensierata come una volta. Vorrebbe cambiare lavoro, ma quante possibilità ha di trovare un lavoro migliore di questo, in zona e a tempo indeterminato?

Antonio e Antonia hanno avuto una bambina e Antonia se ne starebbe volentieri a casa con lei, ma le finanze non lo permettono. Mi manchi, giovane Antonia!

9 pensieri su “5 Storie*

      1. La stragrande maggioranza delle aziende italiane occupa meno di 15 dipendenti. Le piccole aziende nella stragrande maggioranza dei casi non hanno bisogno di persone dal gran curriculum. Laurea non vuol dire lavoro gratificante e/o qualificato.
        Un tempo l’università era un parcheggio per i giovani italiani, con la crisi ci si parcheggia in casa e non ci si iscrive.
        Il discorso sarebbe molto lungo

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  1. 5 storie, ahimè, reali, realissime. Concordo in buona parte con Intorno, per ciò che riguarda l’aspetto della domanda e dell’offerta dei laureati. In un mio post, tempo fa, scrivevo proprio questo, che le università italiane sfornano fin troppi laureati, a volte anche con scarse competenze, rispetto alla domanda del lavoro. Si dovrebbe parlare di come l’università (non) si è adeguata al mondo del lavoro, di come ancora prima le scuole secondarie non abbiano contatto con le aziende, insomma, ha ragione Intorno, il discorso sarebbe troppo lungo.
    Certo è che, al giorno d’oggi, costruire una famiglia è diventato un miraggio.

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