Un barrio cerrado è un quartiere privato, quello che negli Stati Uniti chiamano gated community. In Argentina stanno spuntando come funghi in risposta all’insicurezza e alla violenza.
Si tratta di grandissimi appezzamenti di terreno in periferia su cui vengono costruite varie abitazioni, spesso con elementi paesaggistici artificiali come un lago o un bosco, o anche campi da golf, palestre, spa,… dove vivono le fasce più abbienti del Paese.
L’accesso ai barrios cerrados è riservato ai residenti e ai loro invitati, a differenza di alcune gated community di profilo medio degli Stati Uniti dove l’accesso non è controllato. Qui sono nati per gli straricchi e ne stanno sorgendo anche per i meno-ricchi.
Visto l’elevato numero di sequestri di persona in Argentina, in alcuni barrios cerrados fanno aprire il bagagliaio dell’auto quando si entra/esce dal quartiere. E comunque i furti avvengono anche lì, con la complicità del personale di vigilanza (benvenuti in Argentina!). Così mi hanno raccontato.

Nella zona a nord di Buenos Aires e vicino al Delta del Tigre, molti personaggi famosi dello sport e della TV hanno la loro casa in un barrio cerrado prestigioso chiamato Nordelta. Io non ci sono mai stata, mi sono limitata a guardare alcune foto sulla rivista Gente (come quella italiana, solo in versione locale) dove vari VIP nazionali aprivano le porte delle loro mansion.


Non tutti i barrios cerrados sono per VIP: ci sono anche quelli per comuni mortali con i condomini, ma preparatevi a pagare un minimo di €1000/mese di affitto, a cui dovrete aggiungere le spese per vigilanza, manutenzione delle aree verdi, illuminazione comune, ecc.
Diversi expat statunitensi scelgono di vivere in un barrio cerrado perché gli ricorda casa e i bambini possono giocare all’aperto; uno degli svantaggi è che ci si trova a vivere a svariati km dal centro di Buenos Aires (a occhio e croce, almeno 40). L’auto è d’obbligo!
Nelle vicinanza di questi barrios cerrados sorgono vari centri commerciali in stile americano: grande spiazzo su cui si affacciano gli edifici squadrati di Walmart, Starbucks’, negozi monomarca di abbigliamento, ristoranti all’americana come il Kansas.

Con questo è tutto; volevo solo raccontarvi un altro modo di vivere in Argentina, quello di chi vorrebbe essere a Miami.
Mi colpì a suo tempo un cartello con la scritta “risposta armata” fuori da una villa a Beverly Hills.
Gli americani ecpat si ricreano un angolo di patria in cattività
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In genere quelli venuti qui per lavoro, perché trasferiti da multinazionali, cercano di limitare il cambiamento il più possibile e passano da una casa-stampino all’altra. Non credo interessi loro sperimentare il paese in cui vivono, se non per le vacanze. E anche quando vanno in vacanza vanno sempre in alberghi americani (tipo Hilton, Marriott, Belmond) per minimizzare le differenze anche tra una vacanza e l’altra. Magari chi è costretto per lavoro a spostarsi tanto non ha tutto questo interesse per il “diverso”. Alcuni sono ovviamente bifolchi con un grande portafoglio, e concepiscono solo un modo di vivere: il loro. Credo siano una minoranza.
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Una soluzione da legittima difesa da parte di chi se può permettere
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