Buon Natale, Buon Natale
ma che sia quello buono
che ti porti un sorriso e la gioia di un dono
sotto l’albero stanco di frutta e di mele
è un Natale più bianco se viene la neve
e se brilla una stella cometa lassù vorrei tanto ci fossi anche tu.
Correva l’anno 1981 e Paolo Barabani ci augurava buon Natale e la neve (Buon Natale, 1981, Baby Records). Trent’anni dopo il mio Natale è diventato un giorno in piena estate con una temperatura non inferiore ai 30°C, la città deserta e tutti al mare: insomma, Natale è diventato ferragosto.
A me Natale in Italia non dispiaceva: mi piacevano le cene di Natale con amici, ex compagni di scuola, colleghi. Era una bella occasione per riempirsi il calendario di vita sociale, rivedere persone con cui magari non ci si riesce più a frequentare o che magari si vedono tutti giorni ma solo in ufficio.
Non mi piaceva la parte di Natale “con i tuoi” perché era monotono e ogni anno era una fotocopia sbiadita del precedente: probabilmente la parte del regalo tacitamente obbligatorio e i vari “Ma non dovevi!” lo rendevano un momento finto e antipatico. Senza contare che nel mio caso, i parenti con cui si festeggiava il Natale erano gli stessi che vedevo tutto l’anno, per cui non c’era molto da aggiungere.
Nel migliore dei casi, mi alzavo da tavola aspettando con ansia che il mondo ripartisse dopo le festività per poter tornare a fare la mia vita.
Però del Natale mi piacevano il centro storico agghindato a festa, le luminarie alla sera, il freddo quando si rientrava dalle riunioni sociali, una cioccolata calda (ovviamente con panna!) con un’amica, le vetrine traboccanti di bei prodotti, lustrini, fiocchetti e pacchetti. A Natale, anche la città dava il meglio di sé.

Come si festeggia Natale in Argentina?
È stata la mia domanda al corso di spagnolo, e in sostanza alla vigilia di Natale funziona così:
- Chi ha la casa con giardino (e magari piscina) fa un asado (grigliata) – tanto per cambiare! – un po’ più abbondante del solito.
- Nelle famiglie numerose, ci si accorda prima e ognuno porta qualcosa: chi un primo, chi un dolce, chi un antipasto,… Nel caso dell’asado, ognuno porta un taglio di carne diverso: chi le achuras, chi il bife, chi il matambre, ecc. e si cucinano insieme.
- Deve esserci Papá Noel (Babbo Natale) per i bambini, ossia un povero cristo della famiglia che si vestirà da Scandinavia con 30°C per un’oretta per consegnare i regali.
- Nelle famiglie lontane, si cerca di passare il Natale con la famiglia di uno dei due e il capodanno con la famiglia dell’altro, alternando ogni anno chi si becca il Natale e chi il Capodanno.
- Chi non ha la casa con giardino ne approfitta per affittare una cabana de campo (casa di campagna) con parrilla (griglia) e piscina per qualche giorno. In caso di ristrettezze si può ripiegare per un picnic notturno in riva a un fiume o lago aspettando la mezzanotte.
- Chi invece lo passa in casa, senza giardino né piscina, fa una cena di famiglia rigorosamente fredda, con insalate varie (verde, pomodoro, carote, cipolle, barbabietola), uova sode, vitello tonnato, panini, insalata russa, ecc. C’è anche chi fa la cena tradizionale con gli stufati, ma con l’aria condizionata a palla, per ovvi motivi, ma c’è il rischio di finire la digestione a Capodanno!
- Chi ha la fortuna di stare al mare, va in spiaggia e si abbrustolisce sotto il sole. Si porta da mangiare freddo da casa (insalata di riso, panini con bistecca impanata, panini con prosciutto) e fa il picnic in riva all’acqua.
Ma il panettone, il pandoro, i pistacchi, cotechino e lenticchie a Capodanno?
E qui vi voglio! Pandoro, neanche a parlarne. Cotechino e lenticchie, questi sconosciuti! Ma per il panettone c’è un equivalente locale, detto pan dulce (dal pan dolce genovese) che viene preparato in due versioni: alta e bassa.
La versione alta è come un panettone industriale dei nostri, con i canditi e l’uvetta oppure con solo gocce di cioccolato; la versione bassa somiglia vagamente al pan dolce genovese, è carico di canditi, frutta secca, uvetta e ha la densità dell’uranio. In cima è decorato con anacardi, noci, mandorle e ciliegie sciroppate (!), a volte tenuti insieme da glassa – chi più ne ha più ne metta!



Però ecco, qui Natale non è sentito come da noi: non ci sono decorazioni per le strade, c’è troppa luce durante il giorno e di sera non c’è in giro quasi nessuno. Nei negozi sì, mettono qualche decorazione, ma onestamente un finto abete con finta neve quando sei in infradito e braghette non suscitano grande empatia.
La storia dei regali, poi, si perde nelle ferie estive… provate a immaginarvi di dover sovrapporre in Natale ad agosto: scappano tutti il più lontano possibile!
Per me che sono emisfero boreale è proprio difficile associare il caldo e le vacanze estive con il Natale. Io sento di non avere festeggiato affatto gli ultimi tre natali. In Italia facevo sempre l’albero, anche prima dell’8 dicembre, e lo lasciavo fino a gennaio inoltrato (lussi dell’età adulta!). Qui non ho neanche una ghirlandina e neanche ne sento la mancanza.
Questo post è più per voi che per me, visto che qui neanche si augura Buon Natale!, nessuno se ne ricorda! Tutti pensano alle vacanze e al mare, siamo in piena estate.
Però mi manca Natale.
Nella foto principale: l’albero di Natale 2014 della Casa Rosada, in plaza de Mayo
Una mancanza comprensibile per chi era abituato a vivere nell’emisfero nord 🙂
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Proprio l’altro giorno un’amica argentina mi diceva: “La senti l’atmosfera natalizia? Il profumo delle piante in fiore, le piscine che si riempiono, la conta alla rovescia ai giorni che mancano alla partenza per il mare…” – ehm…
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E’ un’altra concezione. C’è poco da fare. Tu vieni da Marte.
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Non per fare il pignolo, ma dal 1981 sono passati 34 anni. E 4 anni sono luuuunghi. Almeno per me 🙂
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Era una licenza poetica, eddai!
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Sei una donna precisa e puntuale in ogni scritto. Non credevo ti abbandonarsi alle licenze poetiche. Deve essere il Natale che ti fa questo effetto. Anche a trenta gradi.
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Magari mi sto argentinizzando troppo!
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Solo la parte esterna.
Dentro batte un cuore italiano.
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4 anni in più rispetto ai 30 che hai indicato tu
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Mi stai accusando di avere 34 anni?! 😉
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No. Non mi permetterei mai di supporre la tua età.
Puntualizzavo il fatto che 4 anni sono lunghi come tempo.
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che fa pure rima
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Ma se leggi bene, io ho scritto che 30 anni dopo quella canzone il mio Natale è diventato ferragosto, ma questo non è il primo natale che passo a Buenos Aires. 🙂
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Sì, vero, la frase si presta anche alla mia interpretazione.
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Anche alla mia interpretazione
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Scusa. Mi sono ripetuto. Giuro di non aver toccato alcol a pranzo. Sono così di natura
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Forse era meglio l’alcol 😉
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Almeno ci sarebbe stata una ragione “esterma”
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Al programma “alle falde del kilimangiaro” (probabilmente c’era quando vivevi in Italia :p ) c’è Analia Pierini che ha lasciato Buenos Aires e vive a Milano.
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Han fatto vedere un serio sulla città dove vivi, han mostrato il caffè Tortoni e hanno l’hanno definita la città dei caffè. Han mostrato anche qualche scorcio del quartiere Boca. Per dire.
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Caffè Tortoni famosissimo ma anche molto turistico, sia per la location che per la fama. Non sono mai entrata, c’è sempre la fila!
Sì, qui pullula di caffè ma qui il caffè al bar é un affare da mezz’ora, non si prende al banco (non esiste proprio). Molta gente mangia al bar, sia sola che in compagnia, e non parlo del pranzo di lavoro.
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