Ave pizza gratia plena

È incredibile come nel paese con il maggior numero di emigrati italiani al mondo la cucina italiana sia stata così bistrattata, dimenticata e rimpiazzata con del cibo porcheria.

Ma ogni tanto arriva qualche italiano vero che vuole fare le cose come a casa nostra, ed io mi imbarco su viaggi epici che superano sempre i 60 minuti per un buon cappuccino o una pizza, nella vana speranza di trovare il Sacro Graal della cucina italiana.

Però c’è sempre una cosa su cui scivolano tutti, ma proprio tutti: i camerieri. Ora, io non dico che bisogni portarsi i camerieri dall’Italia, ma neanche che si possa prendere gente a cui non viene fatto un piccolo corso di cucina italiana. Perché in un ristorante italiano all’estero, specie se così lontano dall’Italia, è ovvio che il richiamo sarà fortissimo verso gli emigrati di prima generazione che sono ben disposti anche a pagarsi dieci euro per una pizza che non sia un disco di formaggio fuso con sotto del pane.

Io devo dire che quei posti sono autentici anche perché riescono a farmi imbufalire come solo mi riusciva in Italia, ma alla fine ci vado al massimo due volte e poi ci rinuncio perché mi rovinano la digestione ancora prima di aver finito di ordinare.

Scena #1 – Caffè italiano – ore 10.30

Premessa: in Argentina nel cappuccino ci mettono la cannella ed è un caffellatte senza schiuma. La cameriera è stata probabilmente istruita che in caso di lamentele dei locali deve essere inflessibile e servire il vero cappuccino italiano che servono lì.

Ordino un cappuccino, e preciso: “Per favore, me lo può portare con il cacao?

Cameriera: “Scusi come?

Io: “Se ci può mettere del cacao in polvere sopra.”

Cameriera: “Guardi, sul cappuccino italiano non ci va niente.”

Io: “Scusi, ma sono stata in Italia e le assicuro che ci mettevano il cacao.”

Cameriera, con sguardo di chi deve educare un profano: “Mi spiace, ma qui non lo serviamo con il cacao.”

Io (in tono piccato e ormai coi cojoni girati per avere fatto un’ora e rotti di strada per non potermi bere un cappuccino come voglio): “Vabbé.

Passano i minuti e arriva lei trafelata: “Ah sa le ho messo il cacao, scusi scusi.”

aaa-cappuccino

Scena #2 – Pizzeria napoletana – ore 13.00

Io: “Ho letto tanto di questa pizzeria e anche se vivo a un’ora e un quarto da qui sono venuta lo stesso, non vedo l’ora di mangiarmi una vera pizza!”

Pizzeria: “La pizza la facciamo solo alla sera”

Io: “…” (ormai incazzata per essermi fatta 15 km per andare in una pizzeria dove non fanno la pizza)

Scena #3 – Autobus – ore 20.00

Ritento di andare nella pizzeria della scena 2 per la pizza, sono le 20.00 di giovedì sera.

Al telefono: “Buona sera, a che ora aprite? Ero venuta una giorno a pranzo ma le pizze le fate solo la sera, per cui… sono di strada”

Risposta: “Stasera la pizza era solo su ordinazione perché abbiamo preparato l’impasto speciale.”

(clic)

Scena #4 – Pizzeria napoletana – ore 13.00

Premessa: in Argentina la pizza si divide tra i commensali e arriva già tagliata, con una paletta tipo quella da torta e ognuno si serve la propria fetta. La cameriera è stata evidentemente istruita che in Italia ognuno si mangia la sua pizza.

Questa volta gioco d’anticipo e telefono per sapere se sono aperti, se fanno la pizza e per prenotare. Arriviamo, siamo in 3 al tavolo, la cameriera dice:

“La pizza è para compartir o ognuno la sua?”

Io: “Ognuno la sua” (già presa bene! Qui fanno sul serio!)

Io, a costo di sembrare rompipalle: “E se me la può portare intera…”

Cameriera: “Come scusi?”

Io: “Intera, non tagliata…”

Cameriera: “Veramente qui le pizze le serviamo tagliate in 6 fette, però le diamo le posate…”

Io: “Okay, ma visto che non è para compartir me la taglio io…”

Cameriera: “Mi dispiace, non è possibile.”

Interviene mio marito prima che scoppi e mi dice: “Ma sì, cosa te ne frega! tanto te la taglieresti anche tu? non faresti anche tu le fette?”  Io gli rispondo: “Ma è un fatto di forma! Quando ti portano la bistecca te la portano a bocconcini o intera?!“. È una lotta persa.

Il nostro commensale argentino ferma la cameriera e le dice ridendo “Mi raccomando, non siate parchi di mozzarella!”. Io lo vorrei strozzare. Sono già al punto in cui vorrei alzarmi e fuggire. All’aeroporto.

Perché trasformare una pizza artigianale in una roba da Autogrill?

5 pensieri su “Ave pizza gratia plena

    1. Allora devo ringraziare le pizzerie del mio paesello che mi hanno sempre sfamato sia a mezzogiorno che a cena. Sarà che lavoravano anche con i lavoratori in pausa pranzo!

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