ama, bestemmia, prega

Odio le briciole lasciate ad attecchire sul pianale della cucina tutto intorno al lavello. Quelle di quando si scrolla la tovaglia dopo aver lavato i piatti che atterrano sul bagnato e sono lasciate lì a fossilizzarsi creando un effetto carta vetrata.

Odio il piano cottura sporco a fine pasto. Mi sembra sempre che qualcuno ci abbia vomitato o scatarrato sopra.

Mi urtano le narici i piatti sporchi. Quando arrivo al dolce o al caffé non voglio sentire l’aglio del primo solleticarmi il naso.

Non sopporto le persone che si tolgono le cose di dosso e le lasciano lì. Neanche gli tirano un calcio. No. Sono come i cani, quando non gli interessa più qualcosa aprono le fauci e dove cade cade. Esempio: le scarpe sull’uscio della porta di casa, che chi entra presta inevitabilmente.

Trovo molto contraddittorio che la carta possa tagliare. Un oggetto così utile e di cultura, eppure così lesivo con una sola pagina, peraltro neanche stampata.

Quando ero piccola ero convinta che il costume da bagno servisse, appunto, per fare il bagno. Ergo, una volta uscita dall’acqua me lo toglievo perché aveva assolto la sua funzione e perché bagnato dava fastidio. Tutte le mie foto al mare sotto ai 4 anni sono di me nuda. E con il bocca una focaccia o un toast (a proposito, è passato di moda il toast?).

Più avanti ero dell’idea che solo l’italiano fosse una lingua e che “gli altri” (parlanti di altre lingue) fossero in realtà persone con una disfunzione verbale e ridotte attività cognitive. Ai miei occhi erano, in poche parole, uomini delle caverne che sapevano emettere suoni senza senso e comunicavano tra loro a grandi linee emettendo versi.

Mia madre mi ha raccontato che quando ero nel passeggino con la gonna me l’alzavo e facevo cucù a tutti. Motivo per cui mi ha comprato pantaloni fino ai 18 anni.

Sono rimasta basita quando ho scoperto che ogni negoziante applica il prezzo che vuole ai suoi prodotti. Io ero convinta che si applicasse il 20% di IVA e il 20% rispetto al prezzo del grossista. E che uno scegliesse dove fare acquisti in base alla varietà di scelta e alla simpatia del commerciante. Ero socialista senza saperlo.

Avevo forse 7 anni quando una mamma giovane di una mia amica (ossia una che era diventata madre a 18 anni) ha detto la parola “minchia” e io l’ho subito adottata, pensando che facesse molto urbano. Poi qualcuno, forse sempre la stessa persona, ha pronunciato la parola “troia”, e io avevo inteso fosse un complimento. Così sono salita in bici e ho cominciato a pedalare per le strade cantando “Troia! Troia! Troia!” a tutta la gente che conoscevo. Finché mia nonna non ha tirato fuori la ramazza e mi ha steso.

Tutte le campagne di sensibilizzazione hanno su di me un effetto terrorizzante. Scendo le scale di casa e penso che potrei cadere e rompermi una vertebra, che potrebbe arrivare un’ambulanza con un pivello che mi sposta la cervicale e mi paralizza per sempre, o che mi portano a un ospedale dove non lavorano né Derek Sheperd né il dotto House.

Bevo un bicchiere di vino e penso che mi ritireranno la patente e sequestreranno la macchina. Arrivo in aeroporto e penso subito che finirò come Tom Hanks in The Terminal. Vado a mangiare street food e già mi vedo in unoshow di real time dove zoomano su una mia cavità corporea dove hanno fatto il nido tre tipi di larve diverse del subcontinente asiatico.

Non ho il minimo senso estetico, mi limito a esprimere una preferenza per un oggetto o l’altro ma non chiedetemi di coordinare più oggetti tra loro. Per me, scegliere una combinazione di vestiti o arredare una casa è una tortura. Scegliere un elettrodomestico è invece facile: basta leggere le specifiche tecniche. Già la scelta dell’iPhone tra bianco e nero mi ha rubato due giorni di riflessione (per i curiosi, alla fine l’ho scelto nero). Adesso hanno introdotto tre colori e ci rinuncio.

Le persone creative sono per me dei mostri, nel senso positivo. Mi chiedo come avvenga il processo creativo: partono da un abbozzo casuale e si scatenano? Oppure gli si forma un’idea al 90% completa e si tratta solo di completarla? O ancora raccolgono campioni e idee e quando ne hanno un numero sufficiente cominciano a chiedersi come si combinerebbero tra loro? Creativi lettori, fatevi avanti!

Amo il caffè della caffettiera e lo bevo copiosamente. Ho due caffettiere identiche per forma, di cui cambia solo il numero di tazze: da 3 e da 6. Ci sono periodi che mi faccio direttamente la tazza da 6, ma poi si fredda ora che arrivo alla fine. Ora sono nella fase tre tazze, per cui faccio la caffettiera anche 6 volte al giorno.

Sono stata licenziata ancora prima di essere stata assunta in nero. Tre ossimori in una frase sola. Non insegnerò italiano, meglio così.

Mi è venuta voglia di tornare in Italia. Oh cielo! Un attacco di nostalgia. La nostalgia, si sa, è canaglia. Come le lasci prendere il largo quella ti afferra le caviglie e ti sbatte a terra. Ho cominciato col dirmi “ma perché no, quest’anno un salto potrei farlo”, intervallato da “minchia dodici ore di aereo NO!”, finendo con “ma perché ho fatto questo a mia madre?!” seguito da ricerche di voli e da incazzature e delusioni (il volo più economico €1.300! ¡La puta madre!). Ora sono nella fase di rassegnazione e di count-down, anche se non ho ancora prenotato il volo. Spero nel miracolo.

Dal 17 giugno comincerà a operare Level, la compagnia low-cost di Iberia. Promettono voli diretti Buenos Aires-Barcelona per soli €400 (o giù di lì), costo senza bagaglio e senza pasti. Ovviamente io devo venire in Italia giusto 20 giorni prima. E comunque il volo più economico che ci trovo è fra 8 mesi e per il doppio della cifra. Mah!

Odio il caldo afoso di Buenos Aires; è già finito e siamo già col giacchino. Peccato perché io pensavo di avere ancora tutta l’estate davanti, invece siamo in autunno, praticamente. Un motivo in più per sognare l’estate italiana, la bicicletta, la campagna, gli orti.

Chiudo qui se no mi parte la sindrome da Toto Cotugno e non la contengo più.

10 pensieri su “ama, bestemmia, prega

  1. leggendo i tuoi post vedo una Argentina diversa rispetto a quella che mi immagino … io amo il tango ….e penso all’Argentina degli anni ’40 quando in Europa c’era la guerra e lì la età d’oro del tango con tante orchestre e poeti

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    1. Il mondo del tango esiste ancora ma attira gli appassionati. In passato molti venivano qui in pensione per dedicarsi al ballo perché la vita costava poco. Adesso è il contrario. C’è ancora il turismo del tango, ma non gente che si trasferisce qui per il tango. E poi il mondo del tango è, appunto, un mondo. Devi andare a cercarlo nei quartieri del tango (Abasto, Almagro). Io non ne so nulla.

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    1. Anche a me risulta astruso. I post che leggo su cellulare sono diversi da quelli che leggo sul computer. A volte nei feed del computer trovo dei post in più (credo siano i blog non su WP).

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