Questa settimana ho letto diversi articoli su la Nación a proposito di Coco.
Coco è un maschio di scimmia urlatrice di sei anni che è stato confiscato durante un sopralluogo della polizia in una casa in cui c’era una rumorosa festa in corso. I vicini si sono lamentati del rumore, la polizia è intervenuta e ha scoperto un festino con droga… e Coco (vero nome Simón) chiuso in un armadio.
Messo subito in salvo, è stato affidato alle cure veterinarie e gli aggiornamenti sul giornale hanno dipinto, poco a poco, uno scenario spezzacuore: Coco pesa appena un quarto del normale per una scimmia della sua età, ha il corpo completamente atrofizzato, è senza i canini e a differenza degli esemplari della sua specie, appena è capace di emettere alcuni suoni.
Si suppone gli abbiano tagliato le corde vocali e strappato i denti, una pratica comune tra gli esemplari destinati a diventare animali esotici “da compagnia”. Pare che il mono carayá sia spesso vittima della tratta illegale di fauna silvestre poiché è di carattere tranquillo e di taglia ridotta. Le scimmie urlatrici vivono principalmente nelle province di Chaco e Formosa, nel nord dell’Argentina, in gruppi di circa 15 esemplari.
Coco è stato affidato a una volontaria che si è incaricata di dargli da mangiare: abituato a essere nutrito a caramelle, non riconosceva il cibo come tale. È però bastato fargli il cibo in boccocini come palline e ha cominciato a nutrirsi adeguatamente.
La notizia del giorno è duplice: le radiografie hanno rivelato che ha sofferto numerose fratture, al punto che non sarà mai in grado di difendersi da altri animali. E il pubblico ministero ha presentato richiesta per dichiarare Coco soggetto di diritto non umano. Altrimenti, spiega, per la giustizia sarebbe solo una “cosa” tra le varie confiscate dalla polizia e il suo proprietario potrebbe addiritura ottenerne la restituzione a processo finito. Se fosse svincolato dal processo, sarebbe possibile trasferirlo in un rifugio o in un santuario e lasciarsi indietro questo doloro passato.
Le accuse a carico dell’organizzatore della festa clandestina sono poche e pure leggere: rumore, possesso di cocaina, attività di discoteca illegale e maltrattamento animale. Per quest’ultimo reato, non solo non è prevista la detenzione, ma neanche la confisca dell’animale.
In questo articolo su La Nación si vede Coco con la volontaria: tutto rannicchiato su se stesso, a malapena si muove. Ma finalmente accetta qualche bocconcino di cibo.
Io tifo Coco! ❤️
Ma poverino… Per me è inconcepibile un tale trattamento . Spero che non ritorni nelle mani di quell’aguzzino.
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Hai visto che musino dolce? Nessun altro animale sevizia: solo l’uomo!
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