Cronaca di un viaggio

In solitaria

Sono riuscita a combinare all’ultimo minuto un viaggio in solitaria in Patagonia. Devo dire che viaggiare soli ha anche qualche pregio, oltre a una montagna di difetti.
Pregi: si é più propensi ad attaccare bottone con gli sconosciuti. Vuoi per solitudine o per necessità. Si conosce gente di ogni dove, si scoprono cose interessanti e storie curiose. Si può fare quello che si vuole, all’ora che si vuole.

Difetti: non c’è mai nessuno che ti tiene la roba o guarda la borsa, mangi come un miserabile e sei poco attraente per i ristoratori perché gli occupi un intero tavolo (però io mi rifaccio mangiando per due, solo che lo scoprono a fine pasto). Sei costretto a chiedere a qualcuno di farti una foto ricordo perché il selfie fa troppo sfigati (con o senza bastone).

Spagnolo

Questa é stata un’occasione per fare una full immersion di spagnolo. Di solito, interagisce sempre il nativo e io mi limito ad ascoltare. Poi in 0.5 secondi la conversazione diventa troppo slang e io mi perdo nel mio mondo.

Essendo sola, ho dovuto arrangiarmi e devo dire che me la sono cavata egregiamente. Capivo tutto. A volte non riuscivo a fare le battute perché mi manca il vocabolario. Sul farmi capire possiamo aprire un nuovo paragrafo.

Capire e farsi capire

Dicevo che sono molto contenta delle mie performance linguistiche, e non mi é pesato per nulla parlare spagnolo. Sono andata in un posto con turisti da tutto il mondo, e ovviamente io che ho la faccia da turista in qualsiasi posto vada ero sempre scambiata per i soliti tedesca/americana. Se mi chiedevano “spagnolo o inglese?”, rispondevo “spagnolo” (cambio di virata non da poco, un anno fa avrei detto senza esitazione “inglese”).

Però poi mi parlavano in inglese e io continuavo replicando in spagnolo. Il dialogo era sempre questo:

– ¿Me entendés? (mi capisci?)

– ¡Sí!

– ¿Hablás español? (parli spagnolo?)

– ¡Sí!

– Do you speak English? (parli inglese?)

– ¡Sí! Pero por favor me hable en castellano. (sì, però per favore mi parli in spagnolo)

-¿De dónde sos? (di dove sei?)

– Soy italiana pero vivo en Buenos Aires.  (sono italiana ma vivo a Buenos Aires)

(Ancora faccia perplessa del mio interlocutore)

…Estoy casada con un argentino.   (sono sposata con un argentino)

– Aaaaaah! ¡Mira vos! ¡Qué bien que hablás castellano! (Ah! Anvedi come parli bene spagnolo!)

(Quando fino a 5′ prima sembrava non potessero capire neanche quando dicevo “sí”.)

Out and loud 

Gli argentini dicono che i turisti brasiliani sono chiassosi. Gli italiani dicono degli africani che urlano (in effetti mi son fatta di quei viaggi a Milano con gente che urlava anziché parlare che si sentiva da vagone a vagone). Io durante questo viaggio ho eletto i cinesi come i turisti peggiori di tutti.

Arroganti, arricchiti, avidi di foto da mostrare a casa con sorrisi falsi (un secondo prima del clic sarebbero stati pronti a buttare giù dalla barca gli altri turisti per scattarsi la foto perfetta).

Di tutt’altra pasta i giapponesi. Silenziosi, invisibili, educatissimi. Impossibile confondere i due.

Tariffe

I residenti argentini godono di tariffe agevolate per l’ingresso a musei pubblici e parchi nazionali. I locali a volte possono usufruire di uno sconto ancora maggiore. In proporzione, se un locale paga 1X, un nazionale paga 2X e un turista paga 4X. Ovviamente quando ero una turista mi faceva girare non poco questa cosa, adesso che invece sono residente mi sembra una figata.

Perché non lo facciamo anche in Italia? In fondo, chi paga le tasse contribuisce a mantenere l’arte con ben più che il biglietto d’ingresso.

Melting pot – Livello 2

Anche se Buenos Aires é un melting pot di gente, si parla sempre e solo spagnolo. Invece nei luoghi turistici é ammesso anche l’inglese.

Il secondo giorno ho fatto un’escursione con 11 hispanoablanti e 4 anglofoni. Ovviamente sono capitata a fianco di una coppia australiana simpatica e presa in contropiede dopo la full immersion di spagnolo, pensavo in spagnolo e traducevo in inglese. Avete presente quando il computer rallenta e ciò che digitate appare solo dopo alcuni secondi? Voi magari avete anche cominciato a cancellarlo, correggerlo, ecc. Ecco a me é successo questo. Di tutto quel melting pot, l’unica cosa che si é fusa sicuramente è stato il mio cervello.

Melting pot – Livello 3

Il giorno 3 sono capitata in un gruppo con un’inglese, un’argentina e due francesi. Come sono salita sul minivan alle 7.20 mi son sentita dire “Parlez-vous française?“.

Rimbambita, ho detto “Je ne parle….pas….française“. Scusate ma non ce la potevo fare, pure il francese!!! Poi alle 7 (che per un freelancer é come dire le 5)!

Il mio cervellino é un dual core, é appurato. Non chiedetegli di gestire più di 2 lingue per volta.

Comida

Per qualche motivo inspiegabile, ho trovato ristoranti con menù originali e carini. Più cari che a Buenos Aires, ma sono stata ben felice di pagare di più per qualcosa di diverso e buono anziché le solite schifezze unte (un giorno ve le farò conoscere).

Solito scivolone sul risotto ai funghi, servito come contorno, stracotto e riempito di formaggio filante tipo fetta di pizza quando ne prendevo una forchettata.

Spavaldamente (vedi primo paragrafo “In solitaria”) ho detto al padrone a bassa voce “Se posso permettermi un suggerimento, usi il vino bianco per tostare il riso a inizio cottura, così rimane più saporito senza doverci aggiungere tanto formaggio”.

Sguardo smarrito e sorriso di cortesia “ma che lingua parla questa?”  (Vedi par. 2 “Capire e farsi capire).

Ho capito che loro il risotto lo preparano facendo BOLLIRE  il riso, per cui gli sono sembrata la pazza che butta il vino nell’acqua di cottura.

Yikes!

5 pensieri su “Cronaca di un viaggio

  1. Che ridere questo post, bellissimo!
    Rispondendo sia a te sia a Intorno, voi avete vissuto la brutta esperienza di avere turisti cinesi intorno per qualche ora o giorno. Io ci ho vissuto per 3 anni e posso garantirvi che non avete visto nulla. Vogliamo parlare del fatto che quando sono in coda ti urtano perchè pensano di accelerarla? O quando si è in metro, loro entrano spingendo, senza aspettare che chi deve uscire possa accedere alla banchina?

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  2. A proposito di Russia, è il posto dove gli indigeni lamentano che solo pagando mazzette si riescono ad avere servizi (tipo sanità, o rapporti con pubblica amministrazione) o dove, per evitare multe, bisogna dare i soldi ai poliziotti

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